di Lorenzo Franchi
Perdere la fiducia di scrivere un articolo sulla fiducia: questa la mia esperienza fino a qualche giorno fa. Poi una frase, letta tanti anni fa, fa capolino nella mia mente: la Vita si preoccupa per me ma il modo in cui lo fa potrebbe non piacermi affatto[1].
All’inizio sono momenti rarissimi e apparentemente casuali: quelli in cui la nube di pensieri che ci avvolge quotidianamente e che respiriamo come fosse l’unica aria disponibile, si apre per un istante. Cosa vedo? Nulla. Cosa sento? Nulla. È solo un istante in cui vivo nell’esperienza in quanto tale, dove non ci sono né io né l’altro, né il mio mondo interiore né quello fuori di me, né il mio corpo né l’ambiente che lo circonda: semplicemente sono. E, un secondo prima che la nube si richiuda sopra la mia testa, il corpo stesso mi tira la giacca chiamandomi con una rinnovata e potente vitalità.
Tanto inaspettato quanto lungamente desiderato, è il momento in cui la Vita mi solleva, animando il corpo di un vigore e di un calore sconosciuti. È il momento in cui il lato Luce della Forza sancisce il suo ritorno consapevole nella mia quotidianità e comincia a ritagliarsi spazi e momenti sempre più ampi e stabili: le schiarite diventano un rituale quotidiano, le sensazioni fisiche fanno presa in me più dei pensieri i quali, pur ancorati al mio cranio come le cozze ai segnavia delle barche, sono meno magnetici di prima. L’occhio del corpo è più vivace di quello della mente, l’Osservatore è nato e comincia a dare precedenze e a stabilire priorità: è il tempo dell’entusiasmo (Dio in me secondo l’etimo)[2], del sentire che la Forza della Vita è un flusso che riempie il mio spazio di coscienza prendendosi cura delle mie sorti. Un’onda di gioia che risuona più o meno così: “La Vita mi sostiene e ad Essa mi affido con la fiducia di un bambino verso i suoi amati genitori”.
Poi ad un tratto tutto si fa buio, nero, scuro e oscuro, silenzioso e pesante: le nubi si richiudono e io non ho più fiducia. Sono lo stesso bambino che scopre che nella scatola del suo nuovo giocattolo c’è anche dolore, sofferenza, apatia, indifferenza, rabbia, paura, nausea e disgusto. “Non può essere Vita questa, è Morte!” mi dico con malcelata irritazione. E, con altrettanta frustrazione, capisco che dentro di me ha ripreso il sopravvento l’occhio della mente che vuole vedere la Vita come assenza di Morte, dividendo l’amore dalla paura, la felicità dal dolore, la gioia dall’indifferenza.
Fortunatamente c’è qualcun altro che nel frattempo è venuto al (mio) mondo: l’Osservatore, l’Adulto, Colui che è in grado di appoggiare dolcemente le mani sul mio stomaco trafitto dalla nausea e dire: “Io ci sono! Sono qui per te”. Anche nella sofferenza, anche nella paura, anche nella morte. E finalmente sento di non essere nessuna di queste opposte sfumature ma semplicemente lo spazio in cui esse si mostrano. Più mi affido all’onda della Vita, qualunque sia il modo in cui intende manifestarsi, più divento “grande”, in un movimento di alti e bassi che si fa spazio a spallate dentro di me, lasciandomi intendere che tanto sono ampio, tanto Essa può esprimersi attraverso di me e sostenermi.
In questo su e giù non dissimile dall’ondeggiare del corpo mentre si muove sulle proprie gambe, sento di poter camminare nella fede e di percepire l’essenza della fiducia: riposare nella certezza che ad ogni passo l’Universo si preoccupa per me perché ha a cuore il Suo manifestarsi come ogni musicista ha a cuore il proprio strumento.
Personalmente mi piace leggere il testo de “La Cura” di Franco Battiato come le parole che la Vita sta rivolgendo a ciascuno noi, proprio adesso: a queste possiamo finalmente dare fiducia perché è la Vita stessa che si affida a noi.
[1] Salvatore Brizzi, Risvegliare la macchina biologica per utilizzarla come strumento magico, Antipodi Edizioni, Torino, 2011, pag. 29.
[2] “Presso i Greci, la condizione di chi era invaso da una forza o furore divino (ἔνϑεος), cioè della pitonessa, dell’indovino, del sacerdote, nonché del poeta, che si pensava ispirato da un dio”.
Da https://www.treccani.it/vocabolario/entusiasmo/ [ultima consultazione: 26/05/2021].