di Lilli Susca
Internet ha la mia età. E io non sono affatto giovane. La prima rete telematica fu realizzata la bellezza di 53 anni fa. Ai Millennials questa cosa sembrerà piuttosto strana. Immagino che facciano fatica a pensare ad un mondo senza internet, un mondo slegato, non interconnesso. Forse pensano: “Davvero esiste da così poco tempo?”. Alla mia generazione, al contrario, forse sembrerà strano che internet esista da così tanto tempo. A quelli che sanno cosa significhi sbagliare numero chiamando dal telefono grigio della SIP, la rete può sembrare una giovincella, rispetto alle più vetuste forme di comunicazione. Invece… sono passati più di cinquant’anni da quando il National Physical Laboratory realizzò la prima rete telematica, dando il via ad una vera e propria rivoluzione rispetto al tradizionale modo di pensare alle reti di telecomunicazione. Come nelle migliori spy stories, quel prototipo di rete, in quanto strumento di controllo del flusso di informazioni, finì subito nelle mani dei corpi militari americani. Fu infatti il dipartimento della Difesa, attraverso l’ARPA a sponsorizzare il progetto e a far sì che si realizzasse. Era un’arma a tutti gli effetti. Ma, ad un certo punto, quello strumento di telecomunicazione così rivoluzionario, sfuggì alla funzione attribuita dall’ARPA, per prendere il largo nella sua funzione primaria, quella di mettere in connessione ciascun essere umano sulla faccia della terra. Dapprima attraverso uno scambio di messaggi (la prima posta elettronica) fra i ricercatori che l’avevano inventato, poi fra Università di altre nazioni e continenti, come viaggiando sui fili di una ragnatela che si estende a dismisura, sempre più lontano, fino all’ultimo avamposto. Parlare di internet pensando che possa essere un corpo statico, nato e cresciuto con gli stessi panni addosso, sarebbe un errore clamoroso. Internet non è altro che il supporto, l’infrastruttura telematica, invisibile e intangibile, di un sistema in continua e rapida evoluzione. Quello che oggi si può fare grazie alla rete è ben altra cosa rispetto a ciò che si poteva fare ai suoi albori. Si è passati da un messaggio di testo inviato per posta elettronica, alla possibilità di vedere un film sul proprio smartphone. Un sistema, quello che viaggia su strade telematiche, capace di interconnettere l’umanità in modi sempre diversi, una rete che non solo si allarga costantemente, ma che ispessisce le sue corde, le rende sempre più complesse. Ma a questo costante ampliamento bidimensionale corrisponde anche una stratificazione tridimensionale? Se devo pensare alla comunicazione via internet l’immagine che mi viene in mente è quella di una fittissima rete stradale, non quella di una rete neuronale. Una rete i cui legami restano in superficie, non vanno né sotto né sopra il piano su cui la rete si sviluppa. Legami, connessioni, interconnessioni. Concetti questi che afferiscono tutti alla sfera relazionale fra esseri umani. Traslazione ironica di ciò che è umano a ciò che non lo è. Le parole sono importanti. Usando quelle parole per descrivere una rete telematica stiamo affidando ad essa un ruolo: quello di trasmettere non solo dati, ma pensieri, sentimenti, volontà. La domanda è: può la rete soddisfare questo nostro bisogno? Può davvero diramarsi in direzioni altre da quella bidimensionale per promuovere relazioni profonde fra esseri umani? Quanto è profondo un legame che nasce, cresce e muore su internet? Internet ha la mia età, ma io mi sento tanto più vecchia.