di Rosalba Manna
La pandemia da COVID-19 ha trasformato la società in modo profondo, spesso inasprendo le disuguaglianze sociali, economiche, culturali e territoriali.
Nel tentativo di contenere il contagio, i governi di tutto il mondo si sono mossi tempestivamente per sospendere la didattica in presenza e la popolazione studentesca mondiale ha subito una storica interruzione.
Tuttavia, sebbene tale sospensione si sia resa indispensabile al fine di arginare il rischio di contagio, è fondamentale tracciare un bilancio degli sforzi profusi dalla comunità scolastica impegnata a fronteggiare una nuova modalità di didattica per evitare una perdita di apprendimento soprattutto nei contesti più disagiati, in situazioni maggiormente vulnerabili, in famiglie con uno stato socio-economico culturale e digitale svantaggiato.
La perdita di apprendimento o Learning Loss è un fenomeno connotato da una interruzione scolastica che genera un divario di competenze e conoscenze dopo un periodo di pausa.
Il concetto del Learning Loss è stato studiato a lungo, attualmente oggetto di una revisione della letteratura. A livello internazionale, prima che fossimo travolti dalla pandemia, l’interruzione scolastica era associata alla pausa estiva: si parlava di Learning Loss Summer.
L’analisi individuò una correlazione tra la perdita di apprendimento e alcune variabili considerate nel modello: età; materia scolastica; reddito familiare e stato socio-economico culturale della famiglia di origine.
In sintesi, dallo studio emerse, confrontando i risultati dei test svolti in primavera e quelli svolti al rientro dopo l’estate, che in media gli studenti perdevano l’equivalente di un mese di apprendimento; la pausa estiva aveva degli effetti negativi più marcati per l’area matematica; gli studenti provenienti da contesti sociali svantaggiati perdevano competenze; nessuna differenza di rilievo emergeva considerando il genere e l’origine degli studenti.
Gli studi sul Learning Loss sono tornati ad essere di grande attualità a causa dell’emergenza COVID-19 che ha generato una sospensione obbligatoria della tradizionale didattica.
Tale esperienza ci ha indotto a riflettere su due aspetti fondamentali:
- a possibilità di non interrompere il processo educativo grazie all’interconnessione dell’intera comunità scolastica che ha colto la possibilità di erogare didattica e apprendimento anche a distanza, cercando di non compromettere i principi di equità su cui si basa il nostro sistema di istruzione;
- L’interconnessione ha consentito il coinvolgimento sociale di alunne e alunni, studentesse e studenti di tutto il mondo con l’opportunità di non subire un inevitabile isolamento.
Tuttavia, nel nostro Paese la pandemia ha messo in risalto il divario digitale e le disuguaglianze non solo economiche, ma anche sociali e culturali.
Ed è per questo che se si vuole puntare verso una ripresa verde, digitale e resiliente sarà necessario dotare la comunità scolastica tutta di strumenti tecnologici e garantire un’interconnessione educativa di qualità investendo sulla formazione di individui capaci di utilizzarli con grande flessibilità e dimestichezza per essere pronti e preparati verso le nuove sfide educative.