di Daniela Di Pinto
Sono passati già due anni dalla nascita di Rizomagazine.
Con il tempo il nostro blog ha sedimentato sguardi, punti di vista, immagini, pensieri, riflessioni, alla ricerca delle possibili comprensioni delle molteplicità e delle complessità. Anche con questo nuovo numero sono stati i pensieri a cercare i pensatori e non il contrario, come ci ricorda Bion, noto psicoanalista. Abbiamo forse compreso che stare nel grande tempo della pandemia rimane ancora una condizione che non è possibile archiviare.
Ci auguriamo che niente possa tornare come prima, che il nuovo vissuto e le nuove riflessioni possano proliferare e interconnettersi con le possibilità di reali cambiamenti. Il virus imprevisto ha offerto uno spazio per essere suggestionati, ha riaperto le nostre vulnerabilità, ci ha riconsegnato la morte per risentire il nostro essere nel mondo.
Ci siamo ritrovati interconnessi gli uni agli altri, senza confini, impauriti, minacciati, isolati, reclusi, stravolti. Una delle domande che ci siamo posti è se i legami nati, intessuti e costruiti nella rete bidimensionale possano promuovere concretamente relazioni profonde e significative.
Conoscendo le innumerevoli connessioni tra mente e corpo e tra corpo e corpi, abbiamo appreso a relazionarci senza poter toccare il corpo dell’altro. Ricorderemo per sempre i nostri primi abbracci dopo le reclusioni e i coprifuochi. Così come non potremo dimenticare il ritorno dei ragazzi nelle scuole, in una scuola che ha provato ad interconnettere più attori possibili e che finalmente potrà concedersi, se sarà in grado di farlo, la possibilità di riaccogliere di nuovo tutti senza nessuna esclusione. Ringrazieremo tutti gli sforzi degli insegnanti che si sono anche adoperati per arginare il delicato fenomeno del learning loss.
Da alcune prospettive abbiamo analizzato il grande tema dell’Interconnettersi, chiedendoci quale elaborazione interna può realmente produrre uno sguardo da dentro a fuori, quel movimento, quel mutuo scambio. Come possiamo esercitarci a essere e a muoverci nel mondo, verso l’altro e gli altri? Come possiamo tendere verso nuove configurazioni di reciprocità, di relazioni profonde? Cosa significa essere e vivere in una comunità, la vita comune, il bene comune? Quando è davvero possibile parlare d’interdipendenza positiva? Siamo stati attratti dall’interconnessione, richiamati all’arte dell’ascolto. Fermarci per sentirci, conoscerci maggiormente, con tra le mani la responsabilità di noi stessi e degli altri, delle nostre relazioni e delle nostre azioni. Sospesi in attesa di atterraggio, sappiamo che il viaggio che ci attende è lungo e complesso. Consapevoli che nel nostro andare, potremo affidarci a una nuova via che porta lontano. Riformulare in modalità gruppale nuovi pensieri sulle relazioni per pensare e mettere insieme. Continuando ad ampliare il nostro sguardo per aprirci ancora verso nuove interconnessioni.