di Lilli Susca
Come si parlerà di questo periodo nei libri di storia? Si parlerà di crisi del 2020? O di rivoluzione? Ci saranno grandi opere commemorative a ricordare i nostri morti, come per le guerre mondiali? Quale sarà l’immagine simbolo di questo momento storico? La dottoressa in camice e mascherina che dorme esausta sulla tastiera del suo computer, o il corteo funebre di mezzi militari per le strade di Bergamo? Il futuro è un’enorme nebulosa. Tutto è possibile e nulla è prevedibile in questo momento. Gli scenari sono tanti e dei più disparati. Meglio non pensarci. Meglio distrarsi da questo pensiero fisso, da questa paura che ci opprime. Oppure accoglierla, sentirla e non respingerla. Meglio fermarsi a sentire un mondo che vive ad un altro ritmo, un silenzio e una stasi che sono solo apparenti, che sono fuori di noi, mentre dentro si affollano domande e ricordi. Meglio sentirsi, più a fondo e più intensamente che mai, in questa bolla temporale che ci tiene sospesi, in sospeso.
In questa primavera bislacca Rizoma prova a crescere, premendo contro la coltre di terra che lo protegge. Rizoma prova a raccontare ai suoi lettori, con pensieri e parole scritte prima. Prima che tutto cambiasse. Quando ci nutrivamo di tante cose, di arte, filosofia, pedagogia, non solo per distrarci. Oggi tutto quel mondo è stato inghiottito da una sola parola, da una sola grande paura. Quindi, tutto quello che Rizoma aveva in serbo per i suoi lettori nel secondo numero potrebbe apparire fuori luogo, fuori tempo, fuori dal tempo che stiamo vivendo. Ed è per questo che è rimasto lì ad aspettare, seme inerte, per tutto questo tempo. Ma oggi la primavera preme. E allora eccolo, il nuovo baccello! Che sia simbolo di un domani che torna e che abbia il sapore di un passato a cui ambire, come un’aspirazione progressista al contrario, che voglia riportare indietro quella vita di ieri che oggi non c’è più, ma che con tutte le forze vogliamo che torni. Simbolo di una vita che vuole nascere comunque e nonostante tutto, in transizione.
Il secondo numero di Rizoma ruota attorno al tema transizioni. Lo troverete declinato in forme diverse e secondo punti di vista diversi: transizione nella storia, come passaggio da una fase della vita all’altra, da un’età all’altra, da uno stato all’altro. Se ci pensate, questo tema non è affatto lontano dalla realtà di oggi. Anche noi oggi, in pigiama tutto il giorno, cercando una fuga dalle nostre quattro mura attraverso lo schermo di un cellulare o di un computer, stiamo vivendo una transizione. La nostra casa un bozzolo che ci protegge. Dentro il bozzolo, al riparo da tutto e da tutti, è in corso una metamorfosi, una transizione. Quando ne usciremo saremo altra cosa. Non più noi. Non più noi come ci ricordiamo di essere stati. Ma noi come scopriremo di essere diventati. Non più lombrichi, ma farfalle, o falene, a seconda delle attitudini. E chi invece sta fuori dal bozzolo? Negli ospedali o alle casse dei supermercati, agli sportelli degli uffici postali come alle colonnine dei distributori di benzina. Come fanno a proteggersi? Un nuovo esercito della salvezza. E loro chi li salverà? La loro metamorfosi come avviene? Dove? In quale parte del corpo e del cervello, o dell’anima per chi ci crede? Dalla redazione di Rizoma, infinitamente grazie a questa schiera di angeli dannati ancor prima del passaggio.
Molto profonda come riflessione. ” …Quello che siamo stati e quello che siamo diventati …” siamo ancora storditi e alcuni sembra non aver colto il significato di questo messaggio che il mondo ci sta mandando. In tanti volevamo cambiare il mondo è invece lui ha cambiato noi. Si abbia il coraggio di prendere in considerazione ognuno i nostri limiti, la nostra non invincibilità. Transitiamo in questa vita cogliendo anche la meraviglia della luce del mattino di un giorno di primavera con la neve.
La natura continua, senza stancarsi, a indicarci la via nel seme che germoglia, cresce, fiorisce, produce frutto e poi muore, rinascendo di nuovo dopo una trasformazione che avviene nell’unione con la terra.
Il bruco crea un bozzolo che rompe per diventare farfalla e volare libera nella meraviglia di essere. E il ciclo si rinnova creando vita.
I ragazzi del mio gruppo mi hanno inviato questa riflessione ….che richiama una parte del tuo articolo, cara Lilly. Grazie a te per queste riflessioni.
Voglio solo ricordare le parole di un grande studioso, di cui non ricordo il nome…” Tutto il futuro è un piano che attiene alla resurrezione…”
Baci lilly
bellissime le riflessioni dei ragazzi! felice di averle suggerite con le mie parole. grazie!
Di questa primavera ricorderemo parole come quarantena, distanza, isolamento. Italiani popolo degli abbracci, delle strette di mano, delle poche sulla spalla. Tutto questo è linfa vitale per noi. Stiamo imparando a rinunciare a quei “contatti” di ogni giorno e il sacrificio più terribile dell’isolamento.
Da questa primavera sbocceranno nuovi modi di noi. Saremo delle persone con una nuova o forse solo mutata anima. Non lo sappiamo ancora.
Nel mezzo una spasmodica resilienza ad andare contro vento perché solo così è possibile spiccare il volo.
Grazie, Marisa! Grazie del tuo contributo bello e profondo.