Abitare la distanza
di Mari Valentini
Chi dice “io” e “mio” sbaglia sempre.
Massima sapienziale.
La radice che si sviluppa sotto terra è la natura stessa della vita: mentre ciò che appare svanisce, dura solo una stagione e poi cessa d’essere, la sua essenza non svanisce, il suo flusso vitale non s’interrompe, anzi, persiste, mutando forma.
Da quest’immagine archetipica junghiana nasce l’idea di Rizoma: un blog che vuole trasformare le leggi dell’impermanenza e dell’impertinenza in vie nuove attraverso le quali scrivere e confrontarsi.
Il primo tema guida è quello dell’educare: alla gentilezza, al silenzio, al gioco, allo scambio, alla fanciullezza, alla crescita, al ricongiungimento con il proprio sé bambino.
Quello stesso sé è spesso coperto dal brusio di un mondo invaso dalla virtualità e dall’interconnessione continua, dall’illusione del controllo, dall’incapacità di vivere svincolati da ridondanti bisogni di contatto, annaspati e abbarbicati ai propri smartphones, pròtesi permanenti da cui oramai non si riesce più a separarsi per osservare il mondo.
“Quando sono con gli altri voglio stare con me stesso, quando soggiorno con me stesso nutro il desiderio di stare con gli altri”, scriveva Seneca. E allora, ritrovare la capacità di scendere in sé stessi è un bell’esercizio di rieducazione che i social media impediscono, perché è la propria interiorità che va accudita e spesa nel silenzio della mente, e perché è l’eccesso dell’assordante chiasso esteriore a nuocere.
Una sinuosa e coraggiosa avventura dello spirito, un prezioso esercizio di eremitaggio animico dalla frenesia del proprio quotidiano che può svelare nuove e inedite armonie.
Piccoli passi verso un esotismo che trova in noi stessi le radici.