di Emiliano Capurso
Abbiamo sempre considerato il sintomo di una qualsivoglia malattia come un qualcosa da eliminare ad ogni costo e nel più breve tempo possibile; ed è così che un semplice mal di testa viene immediatamente risolto con l’assunzione di un farmaco, o una sensazione di ansia, che sia determinata da un evento ben conosciuto o da qualcosa di cui non si ha la più pallida idea, viene subito bloccata ed “imprigionata” da una piccola pillola, che sia poi un ansiolitico, o una benzodiazepina, o addirittura un neurolettico-antipsicotico dipende solo dalla prescrizione del medico che, purtroppo, non sempre sceglie la ‘miracolosa’ compressa in base alle reali esigenze del paziente. Ma è così che la cura deve funzionare? E’ solo al disagio che bisogna porre attenzione? Occorre fare un po’ di chiarezza. Per semplicità basta prendere come esempio ciò che succede in ambito medico quando, soprattutto all’inizio della stagione invernale, la maggior parte della popolazione viene colpita dal virus dell’influenza: il nostro organismo, che è una “macchina eccezionale”, attiva immediatamente una serie di risposte immunitarie che vanno ad attaccare il virus per contrastarlo e sconfiggerlo. Una di queste re-azioni è l’innalzamento della temperatura corporea che aiuta il nostro ‘esercito’ immunitario a debellare il virus. Ed è qui che iniziano i problemi: come prassi consolidata, ci si reca dal medico di base che prescrive una serie di medicinali che, come effetto quasi immediato, vanno ad agire proprio sul meccanismo della regolazione della temperatura corporea abbassandola. Il risultato di un simile intervento?: Che possiamo portarci avanti una semplice influenza per giorni e giorni e, magari, riprendercela poco dopo la sua apparente scomparsa, come ricaduta. Il virus, non completamente debellato, si rinvigorisce e ci riattacca costringendoci ad una nuova serie di trattamenti medici. In questo modo l’intenzione di cura della prescrizione medica va ad ostacolare il naturale processo di guarigione del nostro sistema immunitario! A livello prettamente psicologico la situazione non è molto differente: Il sintomo, che si tratti di ansia, fobia, depressione, insonnia, ossessioni e la lista è lunghissima, deve essere inquadrato in un’ottica totalmente diversa. Bisogna iniziare a comprendere che, sul piano psico-fisico, ogni sintomo rappresenta il tentativo naturale del nostro organismo di auto-curarsi. Si prenda ad esempio l’ansia. Se interpretata nel modo corretto, è un meccanismo psicologico, che prevede l’attivazione di vari processi sul versante biochimico del corpo, e ci ‘urla’ dal profondo che qualcosa non sta andando nel verso giusto. Chiaramente è normale percepire una sensazione di malessere diffuso, certamente non gradevole per il soggetto che ne è colpito, e che va ad influire notevolmente sul quotidiano svolgersi della nostra esistenza. Ma il rivolgersi immediatamente dal medico facendosi prescrivere un ansiolitico equivale, in sostanza, all’assume del paracetamolo in caso di influenza: Questo comportamento riduce od elimina momentaneamente il problema, ma, e questo vale soprattutto nell’ambito dei disturbi psichici, non risolve il problema all’origine, alla radice, ma lo mette tra parentesi come in uno stato di ibernazione. Bisognerebbe invece interrogarsi, possibilmente con il supporto di un professionista del settore, su ciò che i nostri sintomi vogliono comunicarci, su ciò che nelle nostre vite non funziona più bene e necessita di un cambiamento. Assumere psicofarmaci ogni qualvolta si percepisca un disagio interno, non permette di comprendere i messaggi che la psiche ci invia e tantomeno di risolverli, ma al massimo, come detto prima, di metterli tra parentesi nella speranza che non si ripresentino sotto altre sembianze o per altre vie. Ma sappiamo ormai bene che, esattamente come un vulcano al quale si bloccasse per assurdo il cratere principale troverebbe sfogo alternativo al suo magma interno da altri canali o crateri secondari, allo stesso modo anche la nostra mente riconvertirà il disagio, bloccato dai farmaci, per altre vie ed altre sintomatologie. Diffidiamo allora dalle ‘cure che non curano’, diffidiamo da chi promette semplici, immediate e indolori soluzioni ai problemi della nostra vita e restituiamo il valore ai sintomi: sono loro che possono indicarci la via da percorrere per la loro stessa soluzione e ripristinare la pace nella nostra vita e nella nostra anima.