Determinismo, Fisica dei Quanti e Ipotesi Relazionale
di Emanuele Rossi
L’ERA DELLE CERTEZZE: Determinismo e Realismo
Il pensiero scientifico e il suo rigoroso metodo di analisi avevano creato, per alcuni secoli, l’illusione che l’umanità fosse in grado di comprendere e descrivere i segreti più reconditi dell’universo. La fiducia nell’elegante fisica Newtoniana e la nascita del determinismo meccanicistico condussero larga parte del mondo accademico alla convinzione che fosse possibile misurare ogni aspetto di un sistema fisico e, di conseguenza, predirne l’evoluzione futura. Centrale fu il concetto di Realismo Locale che legava in sé due importanti assunti: il Principio di Località (oggetti distanti non possono influenzarsi istantaneamente), e il Realismo (una grandezza fisica esiste anche prima di essere misurata). Lo stesso Einstein, colui che trasformò radicalmente la fisica classica in chiave relativistica, riteneva che le cose avessero un’esistenza determinata, un loro stato fisico, che esisteva a prescindere dall’osservatore: “La luna è sempre lì anche se non la guardiamo.”
L’AVVENTO DEL SOSPETTO: La Meccanica Quantistica
Nei primi decenni del 1900 la nascita della Meccanica Quantistica sconvolse le granitiche certezze della comunità scientifica. Una generazione di nuovi fisici, indagando nel microscopico mondo delle particelle, scoprì che, a quel livello, le leggi classiche della fisica non funzionavano più e neppure la nuovissima Teoria della Relatività di Einstein. In quei territori esotici e inesplorati accadevano fenomeni bizzarri, senza apparente spiegazione. La scoperta che la materia, nel suo profondo, avesse un comportamento duale, a volte come onda, altre come particella, mostrò chiaramente che le equazioni classiche non erano in grado di descrivere ciò che avveniva nel mondo microscopico. L’Indeterminazione di Heisenberg evidenziò l’impossibilità di misurare, contemporaneamente e con precisione, la posizione e la velocità di una particella, poiché la stessa osservazione del fenomeno ne modificava i valori. Le particelle, inoltre, sembravano esistere nello stesso tempo in più stati differenti, occupando simultaneamente anche diverse porzioni di spazio. Con l’entanglement quantistico, infine, si comprese che: lo stato quantico di ogni costituente il sistema dipende istantaneamente dallo stato degli altri costituenti. Tale legame, implicito nella funzione d’onda del sistema, si mantiene anche quando le particelle sono a distanze molto grandi.[1] Cosa stava accadendo? La realtà solida e sicura della fisica si stava sgretolando e con essa la fiducia nel determinismo. Persino il concetto cardine di Realismo Locale era crollato a causa della Teoria dei Quanti. Iniziarono a serpeggiare domande inquietanti:
Possiamo ancora fidarci del pensiero scientifico? Non solo. Possiamo fidarci, in ultima analisi, della Realtà che percepiamo?
DI COSA POSSIAMO FIDARCI? L’Ipotesi Relazionale
È proprio il duro colpo inflitto alle fondamenta delle certezze della fisica che deve farci rispondere di sì alla prima domanda. Il pensiero scientifico è in continua evoluzione e una rete di studiosi è sempre pronta a mettere in discussione ogni assunto e a intraprendere nuovi percorsi, esercitando il dubbio e il pensiero critico. La fiducia nella scienza risiede proprio nel suo sottoporsi a continua falsificazione.
La risposta alla seconda domanda è più complessa. Come sostiene il fisico Carlo Rovelli, nel suo Helgoland, possiamo fidarci solo delle relazioni fra le cose; di più: persino gli stessi oggetti sono, in realtà, relazioni. La meccanica quantistica ha fatto crollare l’idea che le cose abbiano un sé preesistente ma ciò non significa che la realtà cessi di esistere. Secondo Rovelli, infatti, esiste tutto ciò che entra in relazione con l’altro da sé. Non esiste un punto di vista privilegiato e assoluto ma tutto è immerso in una fitta rete di relazionalità, anche lo stesso scienziato che compie la misurazione è in stretta relazione con ciò che osserva. Il modo più corretto di descrivere le cose è, dunque, nella descrizione delle proprietà di ciò che osserviamo e queste proprietà non sono altro che relazioni fra l’oggetto, noi e l’ambiente. I colori, il peso, la velocità e tanto altro sono, fondamentalmente, interazioni. Cosa è dunque un oggetto se non la combinazione delle sue proprietà? Questa interpretazione, innovativa e affascinante, che vi invitiamo ad approfondire, apre grandi possibilità di riflessioni filosofiche, psicologiche e antropologiche che rimettono in discussione anche l’idea di un sé umano rigido e immutabile.
[1] Enciclopedia Treccani “Entanglement”
Bibliografia:
Sette brevi lezioni di fisica – Carlo Rovelli, Adelphi 2014
Helgoland – Carlo Rovelli, Adelphi 2020