di Luciana Cipriani
Sono sdraiata sulla mia spiaggia preferita. Il cielo è coperto e tuona. Abbiamo impiegato due ore di auto per raggiungere il nostro paradiso. Non ci avrebbe certo fermato una nuvola e poi la grandine e poi i fulmini e le amiche saette. Lui guidava e guardava interdetto la mia espressione da bambina felice. Più ci avvicinavamo alla meta e più incontravamo file di auto impazzite nel senso di marcia contrario. Ora mi guardo intorno e respiro tutta la bellezza di questo mare, di questa spiaggia nuda e deserta e di questo cielo denso. Gratitudine, è la prima parola che mi viene in mente. La seconda è fortuna.
In tutte le cose, così è nella mia vita (e sicuramente anche in quella di qualcun altro). Ho sempre la sensazione che dietro le scelte fatte di pancia, anche quando l’orizzonte è sfocato, qualcosa di bello ci sia. Ad un certo punto succede, accade, quasi una regola matematica. Nel frattempo, mi affido al mio viaggio, come sprofondata in una vecchia poltrona, con le cinture allacciate e gli occhi attenti e curiosi sul paesaggio.
“Ha paura del buio solo chi non ha fiducia nell’alba” (Vita con Lloyd di Simone Tempia).